Si tratta di una varietà proveniente dall’Asia Minore, dalla zona tra il Caucaso e le coste della Siria e della Palestina.
Il passaggio da varietà selvatica a varietà domestica si verificò appunto in Siria, dove l’impiego dell’olio interessò anche il settore agroalimentare.
In precedenza esso veniva utilizzato come prodotto per la pelle e come combustibile per le lampade.
In Italia l’olivo era conosciuto dagli Etruschi, dai Fenici e dai Greci. I Romani fecero di questa pianta il loro punto di forza, grazie alla costruzione di strumenti per la spremitura e al perfezionamento delle tecniche per la conservazione.
Da un punto di vista culturale l’olivo e l’olio sono stati protagonisti di svariati racconti e leggende, sia pagane che cristiane.
Vediamo alcuni dettagli: per quanto riguarda l’antica Grecia, si narra che il nome della famosissima città di Atene derivasse dalla dea Atena, la quale ebbe il merito di creare la straordinaria pianta dell’olivo.
Nella Bibbia il ramoscello di olivo portato dalla colomba all’arca di Noè dopo il Diluvio Universale è simbolo di pace fra Dio e gli uomini.
Con la caduta dell’Impero Romano e le conseguenti invasioni barbariche l’olio divenne un prodotto sempre più raro, utilizzato quasi esclusivamente per scopi religiosi.
Per il cristianesimo l’olio rappresenta infatti un elemento fondamentale: il nome di Cristo (dal greco Christòs) è la traduzione di un termine ebraico che significa letteralmente “unto”.
Anche il termine “Messia” deriva sempre dall’ebraico e significa “unto”.
Al giorno d’oggi, oltre al significato religioso e simbolico, l’olio extravergine di oliva è un vero e proprio sinonimo di benessere. Molti sono gli usi che vengono applicati al campo della cosmetica e dell’estetica.
Da un punto di vista fisico, il consumo regolare di un olio extravergine di oliva di alta qualità come Olio Poldo contribuisce al corretto funzionamento degli organi vitali quali il fegato e l’intestino.
L’importanza dell’olio extravergine di oliva in campo alimentare è attestato anche dalla sua immancabile presenza nella dieta mediterranea, recentemente considerata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità [1].